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![]() Tweet BRAHMANESIMO Definizione di comodo per indicare la fase della religione indiana che si sviluppò dopo il vedismo (Veda) e prima del vero e proprio induismo, probabilmente a partire dall'VIII-VI secolo a.C. Costituiva di fatto una elaborazione filosofica di quanto contenuto nei Veda in riferimento a una realtà sociale e rituale mutata e non più indoaria, ma indiana. Nacquero così concezioni spirituali che rivalutavano, fra l'altro, elementi propri di culti prevedici. I testi che segnarono il passaggio dal vedismo al brahmanesimo, quasi tutti elaborati dalla casta brahmanica, furono, tra il X-VII secolo a.C. e il V secolo d.C., i Brahamana Aranyaka e le Upanisad. Dalla seconda metà del primo millennio, infatti, si comincia a parlare di induismo. Concetti tipici del brahmanesimo che costituirono una novità rispetto al vedismo furono quelli del dharma (ciò che ciascuno ha il dovere di fare), e del karman, su cui si basa la dottrina della reincarnazione. Il mondo degli dei venne ordinato a partire dalla trimurti (Brahma, Siva, Visnu); divennero oggetto di culto numerose figure femminili, le sakti, spose dei diversi dei, una sorta di loro energia integratrice, ora dipinte come benevole e materne, ora come feroci e distruttrici. Si svilupparono le tecniche dell'ascesi yoga con l'obiettivo di realizzare l'identità fra l'atman (coscienza individuale) e il brahman (coscienza cosmica). Sul piano sociale s'irrigidì il sistema delle caste, che si moltiplicarono e si specializzarono. |
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